Con la riforma del regolamento sulle Indicazioni geografiche per vino e prodotti agricoli che abbiamo approvato oggi al Parlamento europeo, si compie un giusto passo nella valorizzazione di un settore di eccellenza che rappresenta ogni anno un valore di quasi 75 miliardi di euro. Bene l’approvazione di un concetto più stringente della ‘evocazione’ che possa limitare i fenomeni di concorrenza sleale sul mercato, bene la chiarezza sulla non sovrapposizione tra diversi livelli di indicazione geografica. Si tratta di misure che mirano a tutelare le eccellenze del made in Italy dalle imitazioni, dentro e fuori il mercato Ue. In particolare, la chiarezza sulla ‘non sovrapposizione’ vuole dire che menzioni tradizionali come il Prosek non possono essere registrate, in quanto identiche o evocativhe di nomi di Dop o Igp già tutelati da tempo. Speriamo che questa chiarificazione delle norme serva ad aprire gli occhi alla Commissione europea e a bocciare la richiesta croata. Il Prosecco, ribadisco ancora una volta, non si tocca. Altre novità importanti riguardano l’ufficio europeo dei brevetti, tra cui l’emendamento, presentato dalla Lega, che prevede la possibilità di supporto tecnico a tale ufficio a beneficio dei produttori in occasione degli accordi di libero scambio con i Paesi terzi. Adesso, si parte con i negoziati con i governi nazionali. Mi auguro che la posizione del Parlamento venga difesa e confermata, aumentando così la protezione per il made in Italy agroalimentare
Autonomia, avanti tutta
Settore Pesca in ginocchio
Ho colto questa occasione per farmi portavoce del grido d’allarme dei nostri pescatori. Il Piano d’azione marino proposto dalla Commissione Ue sembra ideato per mettere definitivamente in ginocchio la pesca europea, e aprire la strada all’import indiscriminato da Paesi terzi, o peggio, alle multinazionali che stanno investendo su cibo artificiale. Vietare la pesca a strascico, come propone Bruxelles, vuol dire far fallire ben 7000 imbarcazioni in Ue, di cui 2088 solo in Italia, e veder sparire intere filiere ittiche. Parliamo di un comparto che nel nostro Paese sbarca il 33% del prodotto ittico nazionale, per un valore pari al 46% del fatturato totale. Il danno, dunque, sarebbe enorme ma Bruxelles non sembra volersi fermare qui: il Piano propone anche di eliminare l’esenzione Iva per i carburanti, ossia l’unico aiuto reale che permette ai pescatori di continuare a pescare in modo economicamente sostenibile, come abbiamo visto con la recente crisi energetica.
Delle due, l’una: o la Commissione non conosce lo stato della pesca europea, oppure sta volutamente ponendo le basi per la sua definitiva scomparsa. Quale che sia il caso, noi della Lega non permetteremo un’ulteriore stretta sulla pelle dei nostri pescatori nel nome di un’ideologia ecologista nefasta. Se vogliamo salvare i nostri mari, le nostre comunità costiere, abbiamo bisogno dei pescatori. Bruxelles se lo metta chiaro in testa.
Equiparare le emissioni degli allevamenti a quelle industriali mette a rischio la sovranità alimentare
La revisione della direttiva sulle emissioni industriali, per come è stata concepita, rappresenta un grave rischio per la sovranità e la sicurezza alimentare, e potrebbe costringere migliaia di aziende alla chiusura, con conseguenze enormi per l’occupazione e per l’economia delle aree rurali. Le emissioni dell’agricoltura non possono essere paragonate a quelle di altri settori industriali, come propone la Commissione europea. È sbagliato da un punto di vista scientifico, in primo luogo: il metano prodotto dagli allevamenti è riassorbito in tempi rapidi dalle piante e rientra nel ciclo vitale.
Inoltre, con il potenziamento del carbon farming, agricoltura e allevamenti potrebbero compensare le loro emissioni diventando settori chiave per raggiungere la neutralità climatica. La proposta di Bruxelles sembra dimenticare tutto questo, e si basa su dati obsoleti. Per esempio, dimentica di dire che in Europa il peso delle emissioni del settore agricolo è tra il 7 e il 10%, nettamente inferiore a quello del resto del globo (14%). In Italia, poi, tale valore è ancora più basso, intorno al 5%.
Ancora una volta, l’ideologia ecologista dell’Ue rischia di provocare un danno enorme alle nostre aziende, che applicano gli standard più elevati al mondo, a favore dell’importazione da Paesi terzi, dove l’impatto della produzione sul clima è ben più alto, o peggio della carne artificiale. In commissione Agricoltura al Parlamento europeo ci siamo opposti con successo a questa pericolosa deriva. Adesso, la battaglia si sposta in commissione Ambiente.
Noi della Lega faremo tutto il possibile per difendere i nostri allevatori
La Sinistra non vede il problema…
Per la sinistra, Pd compreso, è vietato definire emergenza la situazione che l’Italia sta affrontando sui migranti. Al Parlamento Europeo parleremo di migrazione, ma la richiesta, da noi sostenuta, di un dibattito specifico sull’emergenza italiana è stata bocciata a causa della maggioranza e del Pd. Forse la sinistra ha paura di ammettere che la linea della Lega sui migranti sta ottenendo sempre più consensi in Europa. Un segnale importante era arrivato dal presidente del Ppe, Manfred Weber, che aveva bacchettato Germania e Francia per l’assoluto immobilismo di fronte all’emergenza che l’Italia sta vivendo, ribadendo quello che diciamo da tempo, ossia che serve un piano europeo per fermare i flussi che sia rivolto ai Paesi terzi di transito e soprattutto di partenza.
La proposta iniziale, sulla quale come Lega eravamo d’accordo, era proprio quella di un dibattito in aula “sulla necessità di solidarietà dell’UE all’Italia che sta affrontando una situazione d’emergenza a causa dell’incremento dei flussi dei migranti”, ma da parte della sinistra, con il PD in prima fila, c’è stato il voto contrario, con la successiva controproposta di un dibattito con un titolo diverso, in cui si sposta il ‘focus’ sui migranti e non sui flussi e, soprattutto, su tutta la parte relativa alla questione emergenziale e agli aiuti all’Italia. Un vero e proprio voltafaccia e come Lega non ci stiamo perchè i nostri cittadini, i nostri amministratori locali sono stanchi delle parole.
Servono fatti. L’Europa deve darsi una svegliata e non lasciare ancora una volta l’Italia a fare i conti con l’emergenza.
Presentata al parlamento Europeo la “Via Querinissima”
Presentato quest’oggi nella sala Spaak del Parlamento Europeo a Bruxelles su iniziativa dell’europarlamentare Rosanna Conte, membro dell’intergruppo “Patrimonio culturale europeo, Cammini di Santiago e altri percorsi culturali europei” l’itinerario culturale “Via Querinissima – Dal mito alla Storia. Un itinerario dal Sud al Nord d’Europa” che ripercorre la vicenda vissuta e narrata da Pietro Querini, nobile commerciante Veneziano, che nel 1431 partì da Creta via nave alla volta di Bruges nelle Fiandre con un carico di legname, spezie e soprattutto vino pregiato. All’evento hanno partecipato anche l’ambasciatore Stefano Verrecchia, della Rappresentanza italiana Permanente presso l’UE, dell’On. Francisco José Millán Mon, presidente dell’intergruppo “Patrimonio culturale europeo, Cammini di Santiago e altri percorsi culturali europei”.
L’itinerario “è una occasione straordinaria per ripercorrere non solo l’Europa del Quattrocento alla vigilia di scoperte e mutamenti epocali – spiega l’on. Conte – ma incontrare luoghi e spazi della cultura, dell’arte, dell’economia e della fede europea lungo un percorso che ci invita, partendo dal mito a riflettere sulla storia e la nostra realtà europea contemporanea: un itinerario eccezionale, un’occasione: pur nella diversità di popoli e nazioni diverse, esiste una filo conduttore comune che ci porta a scoprire l’anima europea”. Passando da una traversia all’altra, naufragando al di là della Scozia, Querini e uno sparuto gruppo di marinai toccarono terra nelle isole Lofoten e furono fortunosamente tratta in salvo dai pescatori dell’Isola di Røst al di là del Circolo Polare artico. Solo 11 marinai sopravvissero e poterono fare ritorno a Venezia lungo un percorso che dalla Norvegia li condusse a Goteborg in Svezia e da qui a Londra per poi attraversare l’Europa continentale dalle Fiandre alla Germania, Svizzera e poi finalmente in Veneto.
Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio regionale del Veneto, convinto sostenitore del progetto, ha detto: “La documentazione di questo percorso è eccezionale: lo testimoniano ben due diari manoscritti, l’uno alla Biblioteca apostolica in Vaticano l’altro alla Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia, oltre alle note del Mappamondo di Frà Mauro, capolavoro della metà del Quattrocento custodito a Venezia in cui si cita appunto il viaggio di Querini. Ma ciò che colpisce è stato l’interesse che la nostra proposta ha suscitato tra tanti membri che hanno dato vita all’associazione che quest’anno, spalleggiata da un Comitato scientifico di grande spessore composto da docenti e da grandi Università Europee e non solo, presenterà la Candidatura come itinerario culturale europeo al Consiglio d’Europa. Tra loro sono unite regioni diverse, dal Veneto al Nordland al Västra Götalands, città emblematiche nella storia europea come Venezia e Cadice, affiancate anche da piccoli centri come Røst nelle Lofoten, assieme a soggetti quali l’Autorità Portuale del Nord Adriatico, ma anche la Pro-Loco di Sandrigo, il Consorzio Europeo Rievocazioni storiche e la Confraternita del Bacalà, quest’ultima entusiasta sostenitrice visto che il baccalà, lo stockfish essiccato all’aria viene citato per la prima volta nella storia proprio nei diari di Querini. Gli stimoli culturali, artistici, enogastronomici come anche antropologici non mancano in questo progetto che aspira a diventare un modello di cooperazione tra pubblico e privato, con una proposta di turismo ecosostenibile, all’avanguardia per una Europa che sappia guardare al domani partendo dalla propria storia”.
Ecco gli aiuti per i vetrai di Murano
Dall’Europa finalmente una buona notizia: la Commissione Ue ha dato il via libera agli aiuti di Stato previsti dal governo per sostenere il settore della ceramica e del vetro di Murano. Si tratta di risorse pari a 1,5 miliardi, che si aggiungono ai 3 miliardi stanziati dalla Regione Veneto per sostenere un comparto artigianale di eccellenza, tra i più colpiti dalla crisi energetica. La decisione dell’Ue arriva dopo mesi di pressioni che la sottoscritta e altri colleghi della Lega al Parlamento europeo abbiamo portato avanti a Bruxelles. Iniziative come il presepe in vetro realizzato dagli artisti di Murano che ho consegnato personalmente alla presidente del Parlamento europeo Roberta Mestola lo scorso dicembre.
Schiaffo ai nostri agricoltori
L’Unione europea ha stanziato finora oltre 21 milioni di euro per finanziare progetti volti a portare sul mercato la carne sintetica. Lo ha reso noto la Commissione europea rispondendo a un’interrogazione presentata insieme ad altri colleghi parlamentari della Lega. Si tratta di uno spreco di risorse pubbliche, oltre che uno schiaffo ai nostri agricoltori. La carne artificiale spezza il rapporto millenario tra cibo e natura. Gli alimenti in provetta metteranno in pericolo il lavoro di milioni di agricoltori e allevatori e degli operatori di filiera, nonché la coesione socioeconomica dei territori.
Inoltre, come ammesso dalla stessa Commissione, a oggi non vi è nessuna certezza scientifica che questi alimenti non siano pericolosi per la salute umana. Il cibo sintetico va fermato: in Italia è iniziata una raccolta firme popolare per vietarne la produzione, l’uso e la commercializzazione. Noi della Lega daremo il nostro contributo perché questa battaglia arrivi anche in Europa. Oggi al Parlamento europeo abbiamo incontrato il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida. So che il ministro è al nostro fianco anche nella difesa dei nostri allevamenti, che sono uno dei capisaldi della dieta mediterranea e della nostra sovranità alimentare.
Ho chiesto fertilizzanti più economici per rafforzare la sovranità alimentare e combattere rincari
La carenza a cui abbiamo assistito in quest’ultimo anno, dimostra l’importanza che hanno i fertilizzanti per l’intera catena dell’agrifood e per la nostra sicurezza e sovranità alimentare. Ne importiamo troppi, e ne produciamo troppo pochi. Per questo, sono felice del risultato raggiunto a Strasburgo, dove, grazie anche alle proposte che ho avanzato come relatrice per il gruppo ID, è stata approvata una risoluzione che propone azioni concrete per rendere i concimi davvero disponibili e accessibili economicamente per i nostri agricoltori, promuovendo la produzione interna e riducendo la dipendenza da Paesi terzi. In questo modo, non solo tuteliamo le nostre aziende, ma contrastiamo anche i rincari dei prezzi alimentari che stanno pesando sempre più sulle nostre famiglie.
A Strasburgo, oggi, abbiamo affermato un principio chiaro: l’Ue deve puntare sui suoi agricoltori e fornire loro tutti gli strumenti per creare una catena del valore sostenibile. Ecco perché abbiamo chiesto e ottenuto di equiparare ai concimi chimici anche tutti quei nutrienti provenienti dal letame trasformato. Inoltre, abbiamo chiesto di incrementare la diffusione regionale di impianti di biogas di piccola e media scala dediti alla produzione di fertilizzanti, in particolare di digestato, ed energia. Bisogna infine guardare alle sfide del futuro puntando sull’innovazione e sull’agricoltura di precisione, così da gestire i nutrienti in modo più efficiente, proprio come fanno da anni gli agricoltori italiani.
L’UE risarcisca i nostri produttori
La decisione dell’Irlanda, avvallata dalla Commissione europea, di introdurre nel suo territorio un’etichetta allarmistica sulle bottiglie di vino, sul modello di quanto avviene per le sigarette, è un pericoloso precedente. Al Parlamento eravamo riusciti a bloccare una proposta del genere, avanzata dallo stesso esecutivo Ue. Ma il caso irlandese potrebbe rilanciare questa ennesima eurofollia. Per questo, ho presentato un’interrogazione alla Commissione affinché chiarisca le ragioni per cui non ha tenuto conto della posizione del Parlamento. E ho chiesto anche di compensare le perdite economiche e di immagine che colpiranno un settore strategico italiano ed europeo come quello del vino. La salute va tutelata, ma non distinguere tra consumo moderato ed eccessivo non aiuta nessuno.