Lo status quo ha vinto ancora una volta: il nuovo regolamento Ue sulla gestione pluriennale del tonno rosso è un passo indietro per la nostra piccola pesca, e mantiene in vigore i diritti storici. Stando alla posizione espressa nel 2020 dal Parlamento europeo e all’accordo raggiunto all’epoca con Commissione e Stati membri, i Paesi Ue avrebbero dovuto destinare in via obbligatoria una percentuale di quote alla pesca artigianale, anche a chi non ne aveva mai beneficiato prima. Tali quote, infatti, sono da sempre appannaggio di un ristrettissimo numero di imprese, un oligopolio di fatto da cui i pescatori dell’Adriatico sono esclusi. Prima il Consiglio Ue, e oggi l’Eurocamera hanno bloccato questa apertura, togliendo l’obbligo, e lasciando carta bianca ai governi nazionali. È vero che il nuovo regolamento allarga le quote anche alla pesca artigianale, ma solo ai pescatori già autorizzati. Ecco perché noi della Lega ci siamo sempre opposti, unica forza politica italiana a farlo. Si tratta di un’altra occasione persa per un comparto, quello delle marinerie dell’Adriatico, che avrebbe potuto compensare i danni causati dall’invasione del granchio blu, solo per citare l’ultima delle criticità.
Adriatico ha bisogno di soluzioni, non mancette
L’invasione del granchio blu che ha colpito le regioni dell’Adriatico, in particolare Veneto, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia, devastando allevamenti di molluschi e danneggiando più di 4000 operatori ittici, va affrontata con soluzioni lungimiranti e politiche mirate, avvalendosi di supporto scientifico e di attrezzi e strumenti efficaci che ne consentano il contenimento. Inoltre, occorre promuovere uso e consumo sicuri. È quanto chiedo alla Commissione europea in un’interrogazione urgente che ho inviato oggi. Per far fronte ai danni economici provocati dal granchio blu, le mancette non bastano. Già nel 2021, sempre a seguito di una mia interrogazione, Bruxelles aveva individuato le risorse Ue che possono essere messe in campo a sostegno dei nostri pescatori: il Feampa, il programma per l’ambiente e l’azione per il clima, e i fondi della politica di coesione. Si è perso troppo tempo da allora: occorre subito mobilitare queste risorse per salvaguardare le produzioni, altrimenti i danni saranno incontenibili e si riverseranno anche su altri settori, a partire da quello turistico. Da capogruppo di Identità e democrazia in commissione Pesca, continuerò a tenere alta l’attenzione a Bruxelles sul granchio blu attraverso l’interlocuzione continua che ho avviato con la Commissione e le azioni in Parlamento. Siamo dinanzi a un’emergenza che è diventata anche ambientale, perché la grande biodiversità del nostro Adriatico è messa a repentaglio. Per questo l’ambientalista Commissione europea dovrebbe avere tutto l’interesse ad affrontare il problema e supportare la nostra pesca.
Granchio blu: bene l’intervento di Zaia, lo riporterò anche in Europa
Granchio blu, servono misure urgenti per aiutare pescatori
La UE vuole cancellare la pesca a strascico e lo impediremo
Da Bruxelles a Roma, la Lega è unita nel difendere la pesca italiana contro il disastroso Piano d’azione dell’Ue che vuole cancellare la pesca a strascico e ridurre di un terzo le aree marine per le attività del settore. Dopo le barricate che abbiamo alzato al Parlamento europeo, oggi alla Camera dei deputati, grazie alla Lega, la Commissione Agricoltura ha bocciato il Piano Ue. Si tratta di un segnale forte in vista della protesta del 23 giugno delle marinerie italiane e del prossimo Consiglio Ue sulla pesca. Questo Piano d’azione è un boomerang: in nome di un ambientalismo ideologico, si vuole vietare la pesca a strascico praticata da ben 2088 imbarcazioni italiane. Noi non lo accetteremo: non possiamo rinunciare al 20% della flotta italiana e a intere filiere ittiche per far spazio al pesce importato da Paesi terzi che nemmeno rispettano le nostre stesse regole e standard, o peggio per rifilarci il pesce prodotto in laboratorio. Ne va del futuro lavorativo di migliaia di pescatori e delle loro famiglie, della sopravvivenza delle nostre comunità costiere, ma anche del futuro della nostra sovranità alimentare e della nostra salute.
PARLAMENTO DICE STOP AL PROSEK, DIFESE ECCELLENZE DOP E IGP DEL MADE IN ITALY
Con la riforma del regolamento sulle Indicazioni geografiche per vino e prodotti agricoli che abbiamo approvato oggi al Parlamento europeo, si compie un giusto passo nella valorizzazione di un settore di eccellenza che rappresenta ogni anno un valore di quasi 75 miliardi di euro. Bene l’approvazione di un concetto più stringente della ‘evocazione’ che possa limitare i fenomeni di concorrenza sleale sul mercato, bene la chiarezza sulla non sovrapposizione tra diversi livelli di indicazione geografica. Si tratta di misure che mirano a tutelare le eccellenze del made in Italy dalle imitazioni, dentro e fuori il mercato Ue. In particolare, la chiarezza sulla ‘non sovrapposizione’ vuole dire che menzioni tradizionali come il Prosek non possono essere registrate, in quanto identiche o evocativhe di nomi di Dop o Igp già tutelati da tempo. Speriamo che questa chiarificazione delle norme serva ad aprire gli occhi alla Commissione europea e a bocciare la richiesta croata. Il Prosecco, ribadisco ancora una volta, non si tocca. Altre novità importanti riguardano l’ufficio europeo dei brevetti, tra cui l’emendamento, presentato dalla Lega, che prevede la possibilità di supporto tecnico a tale ufficio a beneficio dei produttori in occasione degli accordi di libero scambio con i Paesi terzi. Adesso, si parte con i negoziati con i governi nazionali. Mi auguro che la posizione del Parlamento venga difesa e confermata, aumentando così la protezione per il made in Italy agroalimentare
Autonomia, avanti tutta
Settore Pesca in ginocchio
Ho colto questa occasione per farmi portavoce del grido d’allarme dei nostri pescatori. Il Piano d’azione marino proposto dalla Commissione Ue sembra ideato per mettere definitivamente in ginocchio la pesca europea, e aprire la strada all’import indiscriminato da Paesi terzi, o peggio, alle multinazionali che stanno investendo su cibo artificiale. Vietare la pesca a strascico, come propone Bruxelles, vuol dire far fallire ben 7000 imbarcazioni in Ue, di cui 2088 solo in Italia, e veder sparire intere filiere ittiche. Parliamo di un comparto che nel nostro Paese sbarca il 33% del prodotto ittico nazionale, per un valore pari al 46% del fatturato totale. Il danno, dunque, sarebbe enorme ma Bruxelles non sembra volersi fermare qui: il Piano propone anche di eliminare l’esenzione Iva per i carburanti, ossia l’unico aiuto reale che permette ai pescatori di continuare a pescare in modo economicamente sostenibile, come abbiamo visto con la recente crisi energetica.
Delle due, l’una: o la Commissione non conosce lo stato della pesca europea, oppure sta volutamente ponendo le basi per la sua definitiva scomparsa. Quale che sia il caso, noi della Lega non permetteremo un’ulteriore stretta sulla pelle dei nostri pescatori nel nome di un’ideologia ecologista nefasta. Se vogliamo salvare i nostri mari, le nostre comunità costiere, abbiamo bisogno dei pescatori. Bruxelles se lo metta chiaro in testa.
Equiparare le emissioni degli allevamenti a quelle industriali mette a rischio la sovranità alimentare
La revisione della direttiva sulle emissioni industriali, per come è stata concepita, rappresenta un grave rischio per la sovranità e la sicurezza alimentare, e potrebbe costringere migliaia di aziende alla chiusura, con conseguenze enormi per l’occupazione e per l’economia delle aree rurali. Le emissioni dell’agricoltura non possono essere paragonate a quelle di altri settori industriali, come propone la Commissione europea. È sbagliato da un punto di vista scientifico, in primo luogo: il metano prodotto dagli allevamenti è riassorbito in tempi rapidi dalle piante e rientra nel ciclo vitale.
Inoltre, con il potenziamento del carbon farming, agricoltura e allevamenti potrebbero compensare le loro emissioni diventando settori chiave per raggiungere la neutralità climatica. La proposta di Bruxelles sembra dimenticare tutto questo, e si basa su dati obsoleti. Per esempio, dimentica di dire che in Europa il peso delle emissioni del settore agricolo è tra il 7 e il 10%, nettamente inferiore a quello del resto del globo (14%). In Italia, poi, tale valore è ancora più basso, intorno al 5%.
Ancora una volta, l’ideologia ecologista dell’Ue rischia di provocare un danno enorme alle nostre aziende, che applicano gli standard più elevati al mondo, a favore dell’importazione da Paesi terzi, dove l’impatto della produzione sul clima è ben più alto, o peggio della carne artificiale. In commissione Agricoltura al Parlamento europeo ci siamo opposti con successo a questa pericolosa deriva. Adesso, la battaglia si sposta in commissione Ambiente.
Noi della Lega faremo tutto il possibile per difendere i nostri allevatori
La Sinistra non vede il problema…
Per la sinistra, Pd compreso, è vietato definire emergenza la situazione che l’Italia sta affrontando sui migranti. Al Parlamento Europeo parleremo di migrazione, ma la richiesta, da noi sostenuta, di un dibattito specifico sull’emergenza italiana è stata bocciata a causa della maggioranza e del Pd. Forse la sinistra ha paura di ammettere che la linea della Lega sui migranti sta ottenendo sempre più consensi in Europa. Un segnale importante era arrivato dal presidente del Ppe, Manfred Weber, che aveva bacchettato Germania e Francia per l’assoluto immobilismo di fronte all’emergenza che l’Italia sta vivendo, ribadendo quello che diciamo da tempo, ossia che serve un piano europeo per fermare i flussi che sia rivolto ai Paesi terzi di transito e soprattutto di partenza.
La proposta iniziale, sulla quale come Lega eravamo d’accordo, era proprio quella di un dibattito in aula “sulla necessità di solidarietà dell’UE all’Italia che sta affrontando una situazione d’emergenza a causa dell’incremento dei flussi dei migranti”, ma da parte della sinistra, con il PD in prima fila, c’è stato il voto contrario, con la successiva controproposta di un dibattito con un titolo diverso, in cui si sposta il ‘focus’ sui migranti e non sui flussi e, soprattutto, su tutta la parte relativa alla questione emergenziale e agli aiuti all’Italia. Un vero e proprio voltafaccia e come Lega non ci stiamo perchè i nostri cittadini, i nostri amministratori locali sono stanchi delle parole.
Servono fatti. L’Europa deve darsi una svegliata e non lasciare ancora una volta l’Italia a fare i conti con l’emergenza.