Mese: Luglio 2020

Turismo: l’UE si rimangia la parola

Il turismo, nonostante sia il settore economico più colpito dalla crisi del coronavirus, non avrà una linea di bilancio Ue specifica per la ripresa. Lo ha confermato il commissario europeo al Turismo, Therry Breton, rispondendo a una interrogazione dell’eurodeputata della Lega, Rosanna Conte. Per Bruxelles, ‘saranno gli Stati membri a decidere le priorità per la ripresa e le esigenze di investimento’. In altre parole la Commissione europea se ne lava le mani ed elenca una serie di fondi già esistenti cui le imprese turistiche potrebbero accedere come se la problematica di milioni di europei che vivono di turismo si riducesse a questo. Il problema è che serve un piano ad hoc da parte dell’Ue per rilanciare il settore, con misure specifiche e risorse adeguate per affrontarle.

Lo stesso Breton, a fine maggio, aveva preannunciato un piano per il turismo con addirittura ben il 20% dei fondi del piano di ripresa della Commissione, il Next Generation EU, destinati al settore. Oggi, la risposta del commissario conferma quanto temevamo: da Bruxelles arrivano solo promesse da marinaio. All’assenza dell’Europa si aggiunge purtroppo quella del governo italiano. Solo il Veneto che registra a oggi un calo di oltre 3 milioni di presenze, nonché una contrazione della spesa turistica pari a circa 955 milioni di euro. Senza una ripresa del turismo non potrà esservi una ripartenza dell’economia. Lasciare soli imprenditori e lavoratori del settore significa condannare il Paese alla recessione.

Bruxelles afferma che il compito di sostenere i nostri operatori turistici spetta ai singoli Stati membri. Ebbene, il governo si dia una svegliata e risponda alle istanze del settore.

Basta soldi alla Turchia, la UE la smetta di piegarsi ad Erdogan

In quasi 20 anni, Bruxelles ha destinato alla Turchia, ormai eterna candidata all’accesso all’Unione europea, qualcosa come 16 miliardi di euro. Di questi, ben 6 miliardi sono stati stanziati nel 2016 per un accordo secondo cui la Turchia avrebbe dovuto fermare e gestire i migranti e i profughi in fuga dalla Siria.

Abbiamo visto tutti come è finita: il governo di Recep Erdogan ha intascato i soldi dei contribuenti europei per poi usare i migranti come arma di ricatto contro la stessa Unione europea. Lo ha fatto nel bel mezzo dell’avanzata nel Mediterraneo, dove Ankara sta fomentando il caos a danno degli sforzi, anche economici, dell’Europa per la cooperazione tra le due sponde del Mare Nostrum. Senza dimenticare le gravi violazioni dei diritti umani nel Paese, dove Erdogan ha di fatto silenziato l’opposizione, con arresti e processi sommari. Dinanzi a tutto ciò, l’Ue che fa? Propone di destinare 500 milioni alla Turchia. Se non è autolesionismo questo…

Noi abbiamo detto di no, con forza. Ma purtroppo non è bastato: l’Europa continua ad alimentare un circolo vizioso in cui le vittime sono proprio quei migranti e quei diritti civili e umani che si vanta tanto di difendere. Ma solo a parole.

it_ITItalian