Sono stata tra i primi a denunciare il tentativo dell’Austria di accaparrarsi una fetta importante del turismo intra-Ue creando una sorta di corridoio tra la Germania e la Croazia, e alzando un muro con l’Italia. Ho protestato a mezzo stampa e ho presentato un’interrogazione alla Commissione europea. La risposta è arrivata oggi. In sostanza, Bruxelles conferma quello che chiedevamo: l’Austria deve rispettare il principio della non discriminazione, in base al quale “qualora uno Stato membro decida di autorizzare i viaggi nel proprio territorio o in regioni e zone specifiche all’interno del suo territorio, dovrebbe farlo in modo non discriminatorio, consentendo i viaggi da tutte le zone, regioni o tutti i paesi dell’Ue aventi una situazione epidemiologica analoga”. In altre parole, l’Austria avrebbe dovuto aprire le frontiere subito non solo a Germania, Croazia e Slovenia, ma anche all’Italia, cosa che ha fatto solo di recente. Purtroppo è tardi, e né il nostro governo, né l’Unione europea, hanno saputo far rispettare questo principio quando si decideva una parte importante della stagione turistica. Questo dimostra da un lato lo scarso peso diplomatico dell’esecutivo giallorosso persino nei rapporti con uno Stato Ue confinante, dall’altro l’incapacità di Bruxelles di rispondere in maniera coordinata alla crisi del turismo. Ormai il danno è fatto e come al solito le nostre imprese e i nostri lavoratori dovranno rimboccarsi le maniche e far da sé.
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Strategia Farm To Fork punisce le vittime del cambiamento climatico come agricoltori e pescatori
Ben 46 violente grandinate si sono abbattute sull’Italia dall’inizio di giugno.
Si tratta di un fenomeno non nuovo, ma in deciso aumento rispetto al passato. I danni provocati al settore agricolo sono enormi, come denunciano le nostre imprese, dal Veneto al Friuli, passando per l’Emilia-Romagna: raccolti compromessi, serre sventrate, campi allagati e frane e smottamenti con milioni di euro di danni nelle campagne. È chiaro che dietro tutto ciò ci sia il cambiamento climatico, nessuno lo mette in discussione. Il problema è che in Europa sta prendendo piede una falsa retorica che punta il dito sugli agricoltori come causa dell’inquinamento. La stessa falsa retorica che da diversi anni a questa parte ha colpito i nostri pescatori.
La realtà è esattamente opposta: gli agricoltori e i pescatori sono le prime vittime di un clima sempre più imprevedibile ed estremo. La strategia della Commissione Ue ‘Farm to Fork’ ha purtroppo il gravissimo limite di dimenticare questo aspetto, prevedendo invece una serie di obiettivi green a carico degli agricoltori e dei pescatori che non tengono minimamente conto degli effetti su produttività e competitività delle nostre aziende. Ma non solo: ci saranno più impegni e spese da affrontare, mentre i fondi messi a disposizione verranno ridotti significativamente. Il tutto con un peso burocratico maggiorato. Noi della Lega ci stiamo opponendo a tutto questo, da Roma a Bruxelles. Perché il made in Italy agroalimentare può e deve essere una delle chiavi di volta del rilancio del nostro Paese.
Non possiamo più permetterci sbagli, men che meno nei confronti di pescatori, acquacoltori e agricoltori che garantiscono che arrivi sulle nostre tavole cibo di qualità, che rispetta alti standard sociali, di igiene, di trasparenza e di sicurezza alimentare e dei processi produttivi.
L’Austria riapre i confini. Battaglia vinta!
Sono stata tra i primi a denunciare il corridoio che l’Austria ha cercato di costruire in queste settimane per accaparrarsi insieme alla Croazia una buona fetta dei turisti del Nord Europa, in particolare della Germania, a scapito dell’Italia e del Veneto. Vienna e Zagabria hanno cercato di sfruttare il coronavirus per alzare un muro con il nostro Paese, chiudendo il confine al di là di ogni ragionevole necessità di cautela, e proponendo una sorta di pacchetto turistico last minute mare-monti. Un pacchetto che, con tutto il rispetto, difficilmente può competere con la nostra offerta variegata di arte, paesaggio e cultura.
Per fortuna, questa concorrenza sleale (e odiosa, visto anche il momento) si è conclusa oggi: l’Austria ha annunciato che dal 16 giugno riaprirà il confine con l’Italia. La battaglia portata avanti inizialmente quasi in solitaria da me e dai miei colleghi della Lega (oltre chiaramente agli operatori del settore) ha dato i suoi frutti. Adesso dobbiamo rimboccarci le maniche: da figlia di albergatori veneti, so che ci faremo trovare pronti e assicureremo agli ospiti soggiorni sicuri e piacevoli.
Per il turismo sarà un’estate della resilienza. I colpi subiti sono stati profondi, la crisi epocale: nessun settore economico in Europa ha patito perdite più pesanti. Ma ho fiducia che sapremo ripartire proprio dal turismo. Come ha detto il segretario generale dell’Onu, il turismo può essere una piattaforma per superare la pandemia e promuovere fiducia e solidarietà.
Mi impegnerò con tutte le mie forze, dal Veneto a Bruxelles, per fare in modo che questo avvenga.
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Il settore balneare rischia di non risollevarsi, superiamo la Bolkestein
“Abbiamo scritto una lettera al Commissario Breton per mettere in evidenza le grandi difficoltà che stanno affrontando i balneari in Italia. Il turismo nel nostro Paese rappresenta il 12% del Pil nazionale, il 13% della forza lavoro con 10 mila imprese attive solo per il turismo balneare, che garantiscono oltre 100 mila posti di lavoro diretti e quasi un milione di posti di lavoro indiretti: un settore fondamentale, costretto ora a fronteggiare una crisi senza precedenti. L’applicazione della famigerata direttiva Bolkestein imporrebbe agli operatori balneari di seguire una procedura di autorizzazione che, da tempo, frena gli investimenti e limita notevolmente l’accesso al credito, gettando l’intero comparto, oggi alle prese anche con le terribili conseguenze dell’epidemia del Coronavirus, in una situazione di grande incertezza. Il rischio è che il settore possa non risollevarsi. La Corte di Giustizia Ue, sull’argomento, ha aperto a diversi scenari: dopo l’ottimo lavoro svolto dal Ministro Centinaio per tutelare il settore balneare, serve ora avviare un confronto a livello europeo per rivedere la direttiva Bolkestein e valutare ogni strada possibile per difendere un settore essenziale per l’economia italiana”.