Mese: Maggio 2020

Dopo l’Austria, anche la Croazia alza un muto anti-Italia sul Turismo

Il ministro della salute austriaco, Rudolf Anschober, ha ribadito che per il suo governo ‘l’Italia è ancora un focolaio’ di coronavirus e per questo i confini resteranno chiusi solo al nostro Paese. La Croazia, con cui Vienna ha un chiaro accordo per creare un corridoio che accaparrarsi i turisti tedeschi, ha riaperto i confini senza restrizioni ai cittadini di 10 Paesi europei. Chiaramente c’è la Germania e non l’Italia. In contemporanea, la commissaria Ue alla Salute ha dichiarato che i dati sui contagi tra i vari Stati membri non sono ancora equiparabili. E questo di fatto impedirà di avere un criterio unico a livello europeo che possa servire a mettere ordine nel far west cui stiamo assistendo. Insomma, attendersi che Bruxelles faccia rispettare una concorrenza leale nel turismo europeo, cosi’ come dovrebbe essere in un mercato unico, è cosa vana. Come vano è attendersi risorse straordinarie da parte dell’Ue nell’immediato, nonostante il turismo sia il settore largamente più colpito dalla crisi del coronavirus, come ha certificato la stessa Commissione. La verità è che i nostri imprenditori sono stati lasciati soli. Il governo italiano la smetta di annunciare D-day del turismo, come fa il ministro Di Maio. E intervenga immediatamente per dare fiato a uno dei pilastri della nostra economia.

Dall’Austria concorrenza sleale sul Turismo, UE faccia rispettare le regole

Tutti i Paesi europei hanno annunciato una progressiva riapertura delle frontiere nei confronti dei cittadini provenienti dagli altri Stati Ue. Tutti tranne uno, l’Austria. Ancora oggi, non vi sono certezze sulla riapertura del confine con l’Italia e questo sta avendo contraccolpi negativi sulla programmazione turistica e sull’economia. E’ ormai chiaro che Vienna sta facendo ‘melina’ per accaparrarsi più turisti e toglierli al nostro Paese, a partire dal target più ambito, quello dei turisti tedeschi.

L’idea di un corridoio stradale che dalla Germania arrivi in Italia senza che pero’ auto e pullman possano sostare durante il tragitto è un ulteriore schiaffo al nostro settore. Siamo dinanzi a una palese concorrenza sleale da parte dell’Austria che a mio avviso contraddice le regole alla base del mercato unico europeo. Ecco perché l’Ue non può lavarsene le mani come ha fatto finora. Serve una presa di posizione forte, vista anche l’incapacità del nostro governo di ottenere il rispetto dei vicini austriaci

Lo sblocco degli arretrati fermo biologico è una vittoria a metà, ora garantire alla pesca compensazione covid

Il governo ha finalmente accolto la *richiesta* della Lega volta a sbloccare immediatamente il pagamento degli arretrati 2017-2018-2019 del fermo biologico e ad anticipare i pagamenti relativi al periodo in corso. In questo modo, si potrà dare liquidità alle imprese della pesca, fortemente danneggiate dal prolungato lockdown.

Si tratta però di una vittoria a metà per i nostri pescatori: come successo a Bruxelles, anche a Roma i partiti di maggioranza, nel tentativo di prendersi i meriti del provvedimento, lo hanno di fatto annacquato rispetto alla proposta della Lega, che avrebbe evitato rischi di lungaggini e oneri burocratici. Adesso, sia dato seguito alle misure anti-crisi coronavirus.

Ricordo, infatti, che grazie alle proposte e alle pressioni della Lega, la Commissione europea ha modificato il regolamento Feamp e allargato i finanziamenti anche alle imprese costrette a fermare le loro attività per l’emergenza coronavirus. Un altro successo per i nostri pescatori frutto del lavoro di squadra tra Roma e Bruxelles dei deputati della Lega.

Pesca: no alle telecamere a bordo, UE come Grande Fratello

La Commissione europea ha proposto di inserire all’interno del regolamento Controlli, in discussione adesso al Parlamento Ue, l’obbligo per i pescatori di dotarsi delle telecamere a bordo. Si tratta di un onere che andrà a colpire ulteriormente il settore della piccola pesca, tanto più in un momento di grave crisi come quello che stiamo vivendo. L’Europa continua a perseguire politiche che non tengono conto delle specificità della flotta artigianale del Mediterraneo e che, nel caso delle telecamere a bordo, configurano una violazione della privacy. In sede di commissione Pesca all’Eurocamera e in stretto coordinamento con i colleghi della Lega a Bruxelles e a Roma, farò di tutto per modificare questo regolamento, eliminando misure vessatorie e da Grande Fratello che non aiutano né l’ambiente, né i pescatori. Altro punto centrale del regolamento Controlli sarà l’affermazione di un principio di buon senso: la battaglia per la legalità nella pesca passa per regole chiare e attuabili, con sanzioni che siano proporzionate all’illecito commesso e con misure che non comportino disparità di trattamento tra i pescatori. Ricordo che l’Italia è il Paese Ue che ha attuato il miglior sistema di controllo, ma a fronte di ciò i nostri pescatori hanno pagato un prezzo troppo alto anche in confronto alle altre marinerie europee, oltre che rispetto ai pescatori extra-Ue. Questo dumping va fermato partendo proprio da una semplificazione burocratica. Il contrario di quello che abbiamo visto finora.

La UE dà l’ok ai corridoi, il governo fallisce sul Turismo

Le rassicurazioni del ministro Luigi Di Maio si sono rivelate solo uno spot: i ministri del Turismo dell’Ue ieri non hanno trovato un accordo e hanno di fatto aperto la porta agli accordi bilaterali tra singoli Paesi. In altre parole, viene certificato il corridoio tra Germania, Austria, Repubblica Ceca e Croazia, che mira a intercettare e sottrarre turisti all’Italia.

Lo dimostra del resto la decisione del governo di Vienna di mantenere chiuso il confine con il nostro Paese, nonostante la situazione epidemiologica sia nettamente migliorata e con gravi conseguenze non solo per il nostro turismo.

La Commissione europea non ha saputo imporre un minimo di coordinamento tra Stati, cosa che potrebbe avere ricadute pericolose anche sotto il profilo sanitario. Mentre il governo giallorosso ha fallito su tutta la linea, a partire dalle politiche interne per arrivare all’Ue.

Per difendere il nostro turismo, quelle linee guida non bastano

Le linee guida sul turismo della Commissione europea non bastano a disinnescare il rischio della creazione di corridoi tra Paesi Ue a danno dell’Italia. Nella sua comunicazione, l’Ue indica una possibile road map per l’eliminazione delle restrizioni ai confini tra Stati membri e invoca il principio della non discriminazione: in altre parole, se un Paese apre ai collegamenti con un altro Stato membro che ha una situazione epidemiologica X, deve farlo anche con gli altri Paesi Ue che hanno la stessa situazione. Ma chi stabilirà tali livelli? Sarà l’Ecdc, l’agenzia europea per il controllo delle malattie, che sta elaborando una mappa dei livelli di trasmissione dei virus. Il problema di tutto questo impianto è che Bruxelles dice di non poter imporre regole agli Stati. Ecco perché il rischio di forme di concorrenza sleali ai nostri è più che concreto.

Il caso austriaco lo dimostra.

Stando a quanto comunicano le autorità sanitarie nazionali, la Germania ha un R0, ossia un indice dei contagi, intorno a 1,1 mentre l’Italia intorno allo 0,7. Eppure l’Austria proprio in queste ore ha riaperto i suoi confini con la Germania, mentre ha annunciato che ci vorrà più tempo per riaprire quelli con l’Italia. Di fatto, Vienna sta innalzando un muro nei confronti del nostro Paese a favore di Croazia e Repubblica ceca, Paesi con cui sta da tempo lavorando per la creazione di un corridoio con la Germania. L’ho denunciato a più riprese, anche con una interrogazione alla Commissione europea, e purtroppo le risposte arrivate da Bruxelles non sono ancora sufficienti.

Ricordo che per tedeschi e austriaci l’Italia rappresenta la prima meta turistica. Mi chiedo il governo cos’altro stia aspettando per agire direttamente con Vienna e Berlino. Il mercato unico europeo dovrebbe fondarsi sulla corretta concorrenza. Purtroppo per il turismo questo principio sembra non valere.

Il Governo batta un colpo!

Il premier croato Plenkovic ha ribadito che senza un coordinamento europeo, la Croazia andrà dritta nel suo progetto di accordi bilaterali per creare un corridoio turistico che parta dalla Germania e passi da Austria, Repubblica ceca, Slovacchia e Slovenia. In Spagna, anche le isole Baleari stanno lavorando a un corridoio con la Germania e lo stesso potrebbe fare a breve l’Andalusia. In questi Paesi si stanno già attuando le riaperture di spiagge e lidi, mentre i nostri balneari vivono nella totale incertezza.

Mi chiedo cos’altro aspetti il governo per muoversi: serve una battaglia forte in Europa perché si attuino regole comuni. E occorrono direttive chiare per i nostri operatori.

La Fase 2 non può trasformarsi in un far west per il turismo. Questo settore rappresenta la prima vera risposta economica alla crisi. Fallire non può essere un’opzione. La mia regione, il Veneto, rappresenta un modello nella gestione della crisi sanitaria. Non è accettabile che a livello europeo passi il messaggio che le spiagge croate o andaluse siano più sicure. Anche su questo si deve intervenire con campagne ad hoc e accordi con i Paesi Ue che evitino una concorrenza sleale basata su fake news

No alla concorrenza sleale sul turismo

L’emergenza causata dal Covid-19 sta mettendo in ginocchio il nostro settore turistico. Né il governo, né l’Unione europea hanno ancora dato chiare indicazioni su quella che sarà la strategia da seguire per consentire di contenere le perdite almeno durante il periodo estivo. In questo vuoto, si sono inserite Repubblica Ceca e Croazia, che starebbero prevedendo la creazione di ‘corridoi turistici’ che coinvolgerebbero altri Paesi, tra cui Germania e Austria, e che porterebbero a una sorta di ‘area a circuito chiuso con un controllo via terra e area dei flussi turistici. Peraltro l’iniziativa, a mio avviso, ha in sé un aspetto ancora più grave considerato che la Croazia attualmente è alla presidenza del Consiglio Europeo e come tale dovrebbe rispettare tutti gli Stati membri e non avvallare una ipotesi che, qualora si concretizzasse, sarebbe di fatto una vera e propria forma di concorrenza sleale ai danni dell’Italia.

Per questo ho scritto un’interrogazione urgente alla Commissione europea chiedendo se intende difendere non tanto il nostro Paese, che mi auguro sappia battere i pugni sui tavoli europei per proprio conto, quanto soprattutto i principi del mercato unico e, cosa ancora più importante, la salute pubblica. Serve adottare quanto prima un piano di sostegno e ripresa del turismo, prevedendo la fissazione di regole comuni ed eque per la circolazione e il trasporto in Europa. Senza una strategia comune, a rischio non sarebbe solo il turismo italiano, ma la salute di milioni di cittadini in tutta l’Ue

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