Mese: Aprile 2020

Ho scritto alla UE un’importante richiesta per il settore Pesca

Dal 10 marzo, la pesca italiana è praticamente ferma in seguito all’emergenza sanitaria causata dal Covid-19. Durante questo periodo, si è notato a vari livelli un ripopolamento dei bacini della Penisola e molte evidenze inducono a pensare che sia in atto una ripresa di diversi stock ittici. A dispetto di cio’, a partire da fine luglio e fino a metà ottobre, è previsto l’arresto temporaneo per circa 2mila imbarcazioni, da Nord a Sud. In altre parole, pur essendoci le condizioni per un ritorno all’attività e nonostante il miglior stato di salute degli stock ittici, migliaia di pescatori rischiano di subire una beffa che si aggiungerebbe ai già pesanti danni economici subiti in questi mesi. Per tale ragione, ho presentato alla Commissione europea un’interrogazione urgente per valutare, sulla scorta di valide prove scientifiche, una riduzione del periodo di arresto temporaneo. Bruxelles ha detto che dinanzi al coronavirus avrebbe agito con flessibilità. Ebbene, questa è l’occasione di dimostrare attenzione ai tanti piccoli pescatori italiani che, nonostante anni di politiche sbagliate, non hanno mai mollato. E che non intendono farlo neppure dinanzi a questa crisi epocale. Noi della Lega saremo al loro fianco.

Turismo, la Germania apre a corridoio con la Croazia

Stando a fonti stampa tedesche, la Germania starebbe valutando per quest’estate l’apertura di un corridoio per i turisti che coinvolga Austria e Repubblica Ceca e che porti fino alle coste della Croazia. In questo modo, sarebbe consentito ai turisti di questi Paesi di poter raggiungere delle destinazioni, soprattutto balneari, che siano alternative a Italia e Spagna, considerati luoghi più a rischio coronavirus rispetto alla Croazia.

Se questa iniziativa, su cui i governi di Austria e Repubblica Ceca stanno lavorando, venisse confermata, si tratterebbe di un vero e proprio boicottaggio nei confronti del nostro Paese e del nostro settore turistico. Si tratterebbe di concorrenza sleale all’interno del mercato unico e per questo l’Ue deve intervenire. Non è accettabile che non vi sia ancora un piano europeo che consenta agli operatori del turismo di cominciare a pianificare i prossimi mesi. Se si deciderà di limitare gli spostamenti tra Paesi europei, allora questo dovrà valere per tutti. Altrimenti si predispongano piani di trasporti che mettano tutti sullo stesso piano. Sostenere che vi siano luoghi più sicuri degli altri sotto il profilo sanitario significa non aver appreso la lezione del coronavirus

Secondo l’ultimo bollettino dell’Enit, le prenotazioni confermate fino al 12 aprile per l’estate 2020 vedono il turismo italiano ‘resistente’, nonostante un calo del -57,5%. A oggi, si prevede un caldo di 20 miliardi di euro per il nostro settore. Dobbiamo contenere il più possibile le perdite, evitando ottusi ostacoli, e operando con intelligenza e nel nome della sicurezza

Chiediamo rispetto

I nostri allevatori, come il resto della filiera agroalimentare italiana, compreso il settore della logistica, stanno facendo sacrifici enormi per portare avanti produzione e lavoro in tempi cosi’ difficili. E’ grazie a loro se l’approvvigionamento alimentare nel nostro Paese continua ad essere assicurato. Purtroppo, a questi sacrifici non corrispondono risposte puntuali ed efficaci da parte del governo e dell’Unione europea. Le ultime misure annunciate dalla Commissione europea favoriscono chiaramente gli allevatori del Nord Europa a scapito dei nostri, come nel caso delle carni bovine. Cui si aggiunge l’incredibile esclusione delle carni suine dal pacchetto di nuovi aiuti decisi dall’Ue. Il governo batta i pugni a Bruxelles, se ne è capace, e tuteli davvero i nostri allevatori, nessuno escluso.
Per quanto riguarda il settore delle carni bovine gli allevatori italiani puntano il dito soprattutto contro la misura Ue relativa all’ammasso, che di fatto favorisce le produzioni a basso costo e di bassa qualità a danno della filiera italiana, che ha standard di biosicurezza e costi ben più elevati. Come denuncia InterCarneItalia, l’ammasso è un boomerang che nel lungo termine si ritorcerà contro i nostri allevatori, favorendo truffe e frodi sull’origine e la qualità della carne. Se qualcuno a Bruxelles vuole approfittare della situazione di emergenza per assestare un ulteriore colpo ai nostri allevatori, dovrà fare i conti con la ferrea opposizione della Lega. Mi auguro che anche il governo italiano faccia la sua parte.

Ecco da chi dovrebbe prendere esempio l’Unione Europea

L’Ue dovrebbe prendere esempio dal Veneto, che con rapidità e una strategia chiara sta dando risposte ai nostri pescatori. Ringrazio l’assessore Giuseppe Pan per il grande lavoro che sta svolgendo e per le parole di apprezzamento verso il mio impegno a Bruxelles a favore del settore. Il coordinamento tra il livello territoriale e quello europeo può essere la chiave di volta per rilanciare pesca e acquacoltura. 

A Bruxelles, purtroppo, si è perso troppo tempo e si è di fatto rallentato l’iter per l’uso del Feamp, nonostante il problema fosse stato segnalato dalla Lega. Ora siamo riusciti a sbloccare l’impasse, ma non ci possiamo di certo accontentare: le misure varate finora dall’Ue sono il minimo sindacale. Serve un piano straordinario che preveda anche una modifica radicale delle politiche europee per la pesca: meno burocrazia e più efficienza e supporto all’attività svolta e alle condizioni di vita dei pescatori. Dobbiamo poi sensibilizzare i consumatori promuovendo al massimo i prodotti della pesca e dell’acquacoltura veneti e italiani, che rispettano altissimi standard qualitativi, sociali e di sicurezza alimentare.

Ho particolarmente apprezzato l’iniziativa nonché l’intenzione annunciata dall’assessore Pan di portare avanti un piano veneto specifico per rilanciare il settore della pesca, che, come ha affermato, porterà all’attenzione del Ministro Teresa Bellanova per ottenere risorse certe e specifiche per gli oltre tre mila pescatori della nostra regione.

L’assessore Pan ha comunicato che sono state prorogate al 4 giugno le scadenze dei bandi in corso per presentare le istanze di contributo utili in questo difficile momento ed è una buona notizia che dimostra l’impegno dalla Regione Veneto. In questo momento così delicato, è oltremodo importante mantenere attiva la filiera che va dalla Regione all’Europa, coinvolgendo le categorie, ancor più in questa particolare fase in cui fare squadra è assolutamente indispensabile e fondamentale.

Dall’UE minimo sindacale, ora servono risorse per i nostri pescatori

Con tre settimane di ritardo, il Parlamento Ue ha finalmente varato un pacchetto di aiuti per i nostri pescatori colpiti dalla crisi del coronavirus. Il testo prevede l’uso delle risorse del Feamp per sostenere il fermo delle attività di pescatori e acquacoltori causato della pandemia; il sostegno alle associazioni e organizzazioni di produttori per l’ammasso dei prodotti della pesca e dell’acquacoltura; e una maggiore flessibilità di bilancio nella riassegnazione e nella modifica dei programmi operativi. Bene, ma non benissimo: il pacchetto poteva essere varato prima, si poteva fare meglio e soprattutto è il minimo sindacale da parte dell’Europa.

Si poteva fare prima e meglio perché se la Commissione e il Parlamento Ue avessero ascoltato la Lega, questi aiuti sarebbero potuti partire 3 settimane fa. Inoltre, ci sarebbero state più tutele per i piccoli pescatori: per ottenere i sussidi legati al fermo, occorre avere accumulato 120 giorni di attività. Noi abbiamo chiesto una deroga per la pesca artigianale, in modo da abbassare il limite. Ma anche in questo caso non siamo stati ascoltati e la deroga è stata concessa solo per le nuove imbarcazioni, i nuovi pescatori e i pescatori a piedi che potranno beneficiare degli aiuti del fermo temporaneo in modo proporzionale ai giorni lavorati negli ultimi due anni. Ad ogni modo, la Lega ha responsabilmente scelto di dare il suo ok al testo. Ma la battaglia non finisce qui.

Quelle assegnate all’Italia Paese che tra l’altro è contributore netto, sono risorse già stanziate per essere utilizzate dai nostri pescatori in tempi ordinari. Oggi ci troviamo in una situazione straordinaria e pertanto servono misure Ue all’altezza della crisi che il settore si trova e si troverà ad affrontare. Di questo, purtroppo, non vi è ancora traccia.

Riso, l’UE ammette i suoi errori

La Lega lo denuncia da tempo: la clausola di salvaguardia Ue sul riso è stata applicata solo alla varietà indica. Ma questo non ha impedito alla varietà Japonica dal Myanmar di invadere il mercato comunitario facendo concorrenza sleale soprattutto ai nostri produttori. Già oggi si registrano 66.500 tonnellate arrivate sul mercato europeo, con un aumento di ben 48.500 tonnellate circa rispetto allo stesso periodo del 2019. Come evidenzia l’Ente Risi, di questo passo nel 2020 avremo un aumento del 53% dell’import di Japonica dal Myanmar rispetto ai livelli dell’anno scorso, che erano già un record.

Per questa ragione, ho presentato un’interrogazione alla Commissione europea, chiedendo di spiegare le ragioni per cui si ostina a chiudere gli occhi dinanzi a questa situazione. La risposta è stata una sorta di ammissione di colpa. “La Commissione – si legge – può valutare l’applicazione della clausola di salvaguardia prevista dall’articolo 22 del regolamento (UE) n. 978/2012  (“il regolamento SPG “) quando un’inchiesta abbia dimostrato che il prodotto originario di un paese beneficiario dell’SPG (ossia di tariffe agevolate, ndr) è stato importato in volumi e/o a prezzi tali da causare o rischiare di causare gravi difficoltà ai produttori dell’Unione di prodotti simili o direttamente concorrenti. L’inchiesta è aperta sulla base di una domanda debitamente documentata da parte dei produttori dell’Unione o di uno Stato membro”.

Ora, è chiaro che le condizioni che fanno scattare la clausola di salvaguardia ci sono tutte. I dati delle importazioni sono noti e l’Ue non può fare ancora finta di non vedere. E’ ora che il riso italiano venga tutelato in sede europea. Paesi come l’Olanda hanno interesse a importare riso dall’Asia a basso costo, visti i minori standard di sicurezza e di lavoro con cui viene prodotto, ma è inaccettabile che ciò avvenga a scapito dell’Italia, primo produttore in Europa, specialmente in questo periodo di fronte alla crisi del coronavirus.

Questa crisi può e deve essere l’occasione per ripensare le politiche agricole e commerciali dell’Ue. Nel febbraio scorso, il Parlamento europeo ha dato il via libera alla ratifica dell’accordo di libero scambio tra l’Ue e il Vietnam, che provocherà una nuova ondata di riso straniero a dazio zero. Più o meno in contemporanea, la Commissione Ue ha deciso di continuare a concedere le tariffe agevolate sul riso importato dalla Cambogia, nonostante sia stato accertato che il Paese viola i diritti umani.

Siamo dinanzi a un triplo schiaffo ai nostri agricoltori: no a clausole di salvaguardia per la varietà Japonica, frontiere aperte al Vietnam, trattamento di favore alla Cambogia. Trovo tutto cio’ una vergogna e uno schiaffo non solo al riso italiano, ma anche a quei valori sui cui l’Ue si basa. Noi della Lega non ci arrenderemo e faremo di tutto per cambiare questa Europa.

L’UE ci ha dato ragione sul FEAMP

Bruxelles ci dà ragione e, seppur in ritardo, sblocca finalmente i finanziamenti Ue per affrontare la crisi della pesca legata alla pandemia di coronavirus. La Commissione europea, infatti, ha presentato un nuovo pacchetto di misure con cui corregge la grave carenza presente nel primo blocco di azioni anti-crisi: di fatto, come la Lega aveva segnalato a tutti i livelli, dalla Regione Veneto al Parlamento europeo, passando per Roma, il fondo Feamp non puo’ essere utilizzato per finanziare i pescatori costretti a interrompere le loro attività per le conseguenze della pandemia.

Serviva una modifica normativa che noi avevamo presentato a Bruxelles, ma che le principali forze politiche dell’Eurocamera, compresi Pd e 5 stelle, avevano bocciato accusandoci di ostruzionismo. Adesso, la Commissione è stata costretta a tornare sui suoi passi a inserire la crisi sanitaria tre le cause per le quali può essere attivato l’arresto temporaneo e i conseguenti finanziamenti. Inoltre, come avevo chiesto, tali fondi potranno essere utilizzati in deroga ai limiti di spesa e di durata temporale previsti dal regolamento Ue.

Altro aspetto positivo del nuovo pacchetto di misure per la pesca à che il fermo verrà esteso anche alle acque interne, mentre sono stati previsti degli aiuti allo stoccaggio per pesca e acquacoltura, che potrebbero essere utili per abbattere gli sprechi. Infine, Bruxelles ha previsto procedure più semplici, e quindi tempi più rapidi, per la modifica al programma operativo Feamp. Le nuove misure sono applicabili dal 1° febbraio 2020 al 31 dicembre 2020. La proposta della Commissione passa ora all’esame del Consiglio dei ministri Ue e del Parlamento europeo. Se tutto andrà bene, il nuovo pacchetto  dovrebbe entrare in vigore nella seconda metà di aprile.

Ci auguriamo che l’iter proceda senza intoppi. La Regione Veneto si è già mossa per tempo, dichiarando lo stato di crisi del settore e anticipando di fatto le modifiche al Feamp. A dimostrazione che il lavoro di squadra della Lega porta frutti concreti ai nostri cittadini. Sarebbe bello se chi ha resposabilità di governo facesse lo stesso. O almeno non mettesse i bastoni tra le ruote.

Rosanna Conte, eurodeputata Lega e coordinatrice coordinatrice della commissione Pesca per il gruppo Identità e Democrazia al Parlamento europeo, Lorenzo Viviani, deputato e capogruppo Lega in commissione Agricoltura e pesca alla Camera e l’assessore alla Pesca della Regione Veneto Giuseppe Pan,

UE ammette l’errore sulla pesca e smentisce PD e M5S

Tanto tuonò che piovve. Sulla pesca avevamo ragione noi: senza modifiche al regolamento Ue, il Feamp non può essere utilizzato per sostenere i nostri pescatori costretti ad interrompere la loro attività. Lo avevamo provato a spiegare al Parlamento e, personalmente, avevo cercato fin da subito di far capire che c’era questa necessità, ma evidentemente non c’è peggior sordo di con vuol sentire tant’è che, a causa dell’opposizione di Pd e 5 Stelle, i nostri emendamenti proposti al riguardo erano stati bocciati.

Ora, l’Ue ha finalmente riconosciuto l’errore e, ad una settimana dal voto del Parlamento Europeo sulla procedura d’urgenza per l’epidemia Coronavirus, la Commissione  ha compreso la necessità di rivedere i provvedimenti approvati, nel merito dando ragione alla Lega. I fatti confermano quindi, come già avevo sottolineato, che i nostri emendamenti erano motivati e dimostravano che i testi fossero da perfezionare. La Commissione riconosce la necessità, che noi e tante Regioni italiane avevamo evidenziato, di modificare e semplificare alcune regole di spesa dei fondi strutturali Ue per rispondere alla crisi in corso, ancor più per la pesca. L’Europa ha compreso l’errore e ripropone proprio quello che noi avevamo chiesto che poteva essere già in vigore, mentre ora si dovrà attendere la fine dell’iter legislativo.

Ciò dopo una inutile e politicamente strumentale perdita di tempo che non ha fatto altro che aggravare ulteriormente la situazione già pesante del comparto. La Commissione riconosce dunque la bontà dei nostri contenuti, mentre M5s e Pd ci davano degli irresponsabili: dovrebbero vergognarsi e chiedere scusa agli italiani per le loro bugie e per il loro atteggiamento ipocrita

Riso: inaccettabile invasione Japonica, Ue non affossi comparto produttori

La Lega lo denuncia purtroppo da tempo: la clausola di salvaguardia Ue sul riso non ha impedito alla varietà Japonica dal Myanmar di invadere il mercato comunitario facendo concorrenza sleale soprattutto ai nostri produttori. Già oggi si registrano 66.500 tonnellate arrivate sul mercato europeo, con un aumento di ben 48.500 tonnellate circa rispetto allo stesso periodo del 2019.
Come evidenzia l’Ente risi, di questo passo nel 2020 avremo un aumento del 53% dell’import di Japonica dal Myanmar rispetto ai livelli dell’anno scorso, che erano già un record. Capiamo l’interesse di Paesi come l’Olanda, che importano riso dall’Asia a basso costo, anche grazie ai minori standard di sicurezza e di lavoro, ma è inaccettabile che ciò avvenga a scapito dell’Italia, primo produttore in Europa, specialmente in questo periodo di fronte alla crisi del coronavirus. L’Ue prenda iniziativa con azioni concrete, anche facilitando l’accesso al portale web dedicato che oggi è solo in inglese: dare la possibilità a tutti i cittadini di leggere ed esprimersi nella propria lingua madre sarebbe già un primo passo in questa direzione.
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